La necessità di utilizzare un plantare normalmente scaturisce dal presentarsi di una problematica ad uno o più segmenti dell’arto inferiore, come ad esempio dolore al piede / caviglia, al ginocchio o all’anca  o  ad un’alterazione posturale in cui risultano interessati il bacino o la schiena nel tratto Lombare (Lombalgia).

Ciò spinge il paziente a ricercare il consulto medico di uno specialista, o, se lo ritiene, del medico di base che provvederanno alla prescrizione dell ortesi. Il medico farà una prescrizione relativa al tipo di plantare e alla correzione richiesta dal tipo di patologia riscontrata; ovviamente il tecnico dovrà realizzare l’ortesi progettandola nel rispetto della biomeccanica globale specifica del paziente.

Questa progettazione non prende in considerazione solo il segmento piede-caviglia, ma anche la sua interazione statica e dinamica con il ginocchio, l’anca, il bacino con le articolazioni sacro iliache e la cerniera lombo-sacrale.

A distanza di qualche settimana dall’inizio dell’utilizzo del plantare il paziente viene riesaminato per verificare la situazione globale e avere un resoconto sulla sintomatologia da parte del paziente, quindi vengono fatte eventuali modifiche per migliorare il risultato ottenuto. La stessa cosa viene ripetuta dopo un mese e poi al bisogno.

Il plantare dura mediamente un anno, in determinati casi può durare molto di più.

Il plantare nella maggior parte dei casi può essere comodamente alloggiato in una calzatura commerciale; i requisiti della calzatura sono: il plantare estraibile, un minimo di differenza di altezza tra retropiede a avampiede (circa 14/15mm), la presenza dei forti calcaneari (cioè la rigidità della parte della calzatura posteriore che avvolge il tallone) e una calzata, cioè l’altezza della tomaia a livello dell’avampiede, sufficientemente ampia.

Un altro requisito importante nel momento in cui abbiamo l’esigenza di correggere un piede valgo o comunque pronato è quello di avere la tomaia saldamente incollata alla suola con l’ausilio di un rinforzo in materiale plastico esterno, o una suola avvolgente in parte il retropiede. Questo per aumentare la correzione ed evitare che le forze in gioco deformino prematuramente la calzature.

Viene analizzato il ritmo pelvico, il pendolo del tronco e delle spalle sia frontale che sagittale , le torsioni e rotazioni a carico delle ginocchia e delle anche a passo lento, medio, veloce e, quando è possibile e vi è una reale necessità, anche durante la corsa. Questo per evitare che una correzione richiesta dal piede possa andare a creare problematiche al ginocchio o altri segmenti articolari; quindi una correzione nell’armonia delle esigenze di apparato e di sistema.

Per questo, non essendoci ancora a disposizione sistemi strumentali di rilevazione dati relativi alla dinamica del passo veramente efficaci (a parte quelli che possiamo trovare nelle cliniche riabilitative e nei centri ospedalieri importanti che sono fuori dalla portata di un laboratorio ortopedico), preferiamo affidare all’analisi clinica lo studio del passo e la relativa scelta progettuale del plantare avvalendoci al bisogno del Podoscopio e prendendo lo stampo o su calco in gesso o usando una lavagna Podografica.

Vengono realizzate solette sottili inseribili in qualsiasi calzatura (la base ha uno spessore di circa 1 mm) in grado di risolvere diversi problemi di appoggio ed ipercarico, con l’eventuale supporto di micrortesi in silicone.

Per problemi maggiori di stabilità, vengono fabbricati plantari di sostegno fino ad arrivare agli avvolgenti in materiale ad alta intensità con doppio piano inclinato, costruiti secondo la metodica di stabilizzazione del Professor Paolo Ronconi, utilizzati in presenza di piede neurologico o piede di Charchot.